Il glorioso splendore della tua maestà e le tue
meraviglie voglio meditare. Sal. 145,5
Da Venerdi 24 a domenica 26 giugno la parrocchia dei SS. Pietro e Paolo
di Trieste ha ospitato il corso “Il Fiume della Vita”, proposto dal parroco don
Fabio Gollinucci realizzato dalla Scuola di Evangelizzazione S. Andrea Italia
con la preziosa collaborazione di alcuni infaticabili parrocchiani. Al corso,
tenuto da padre Roberto Scali, parroco a Buenos Aires, e direttore nazionale
della SESA Argentina, era presente anche Fra Fabrizio di Fazio, cappuccino
della Basilica della Madonna dei Sette Dolori di Pescara, e membro dell’equipe
nazionale della Scuola di S. Andrea Italia.
Testimonianza di Roberto
In questi giorni si è concluso il corso " IL FIUME DELLA VITA
" che è stato organizzato dall'equipe di Trieste. Personalmente, pur
conoscendo la scuola, non avevo mai partecipato a nessun loro corso e devo dire
che ne sono uscito veramente arricchito e motivato. L'entusiasmo con cui Don
Roberto enunciava i vari insegnamenti, i supporti audiovisivi, i materiali
usati e i cartelloni scelti con cura sono riusciti a coinvolgere e a esaltare
tutti i partecipanti. L'utilizzo di scene recitate mi ha consentito di vivere
alcune emozioni nella loro pienezza rendendole vive ed attuali. Il pregare
assieme cantando e lodando il Signore guidati dalle parole di Don Roberto e di
Fra Fabrizio Di Fazio ci ha aiutato a capire che la liturgia non è qualcosa di
rigido, statico infarcito di obblighi proclamati quasi fossero punizioni ma, al
contrario, è qualcosa di fluido dinamico dove la gestualità, i ritmi e il
piacere di seguire con amore le regole che Gesù stesso, ci ha insegnato,
esaltano e moltiplicano i sentimenti.
Gioia questa che auguro a tutti di provare perché è gioia viva che
sgorga dal nostro cuore tanto che risulta difficile, anche per un osservatore
disattento, non rimanere coinvolto.
Testimonianza di Genziana
Voglio lasciare da parte ciò che un corso di questo tipo ti lascia
dentro; voglio lasciare da parte anche il carisma di Padre Roberto che
innumerevoli volte mi ha risvegliato il cuore, ha parlato proprio ad esso
facendolo vibrare con un'intensità che arrivava alla commozione; cerco anche di
non pensare ai suoi occhi intensi che ogni tanto si fermavano sui miei dandomi
l'impressione che mi stessero leggendo l'anima; e se pur sento ancora quel
brivido che è arrivato giù lungo la schiena quando impersonificavo la
Samaritana e mi chiedevo se questo era stato ciò che provava lei, voglio mettere
da parte anche questa emozione. Perché il mio sguardo interno continua a
fissarsi su quell'abbraccio dato al Crocifisso, sul momento in cui Gli ho
baciato i piedi ed ho avuto la netta sensazione che non stavo baciando una
scultura perché non sentivo il freddo né la durezza del legno sulla mia bocca
ma avevo l'impressione di qualcosa di caldo e vivo, sentivo un corpo umano
sotto le mie mani. AverGli consegnato tutto il mio dolore e la mia croce
quotidiana ed aver sentito proprio che Lui la stava accogliendo e la stava
trasformando...ne sono rimasta profondamente turbata. Quante volte Gli ho
offerto la mia croce e la fatica nel portarla...e mi sembrava già tanto questo,
era una cosa che andava al di sopra delle mie forze...ma mai ho sentito la
gioia nel portarla, non avrei mai creduto che la croce potesse essere portata
con gioia; la offrivo ma non la vivevo nel modo giusto perché rappresentava
solamente dolore. Aver compreso è stato il mio Dono più grande.
E vorrei soffermarmi anche all'Adorazione Eucaristica vissuta l'ultima
sera. Ho sempre creduto che quella particola fosse veramente il corpo del
Signore, nella Messa quello è il momento in cui non riesco a toglierle gli
occhi di dosso talmente è forte l'intensità che provo. Ma quando il nostro
parroco ha iniziato a portarla in mezzo a noi, in quel crescendo di emozioni
che le persone provavano e che si riuscivano quasi a toccare talmente erano
intense, quando quel Corpo di Cristo è stato toccato singolarmente da ognuno ed
ho percepito l'ansia e l'impazienza quasi di averlo davanti a me, quando me lo
sono trovata davanti mi ha toccato davvero il cuore. Ho scoperto che prima
credevo per tradizione a quel Pane trasformato, anche se non lo sapevo. Per la
prima volta ho sentito, ho capito davvero che là c'è Gesù vivo, Gesù vero. Ed
il dono più grande, il dono più forte che continua a scombussolarmi dentro ed a
darmi forza è che "io" l'ho toccato davvero Gesù e Lui si è fatto
toccare davvero da me.